mercoledì 8 dicembre 2010

Il vento del falco





Isola di Wight. Sono i giorni del grande festival di musica rock del 1970. Fuori dei cancelli del festival "istituzionale", una band improvvisa un concerto, forse per protesta contro l'alto costo dei biglietti, forse solo perché non invitati al grande evento. Gli "HAWKWIND", questo il nome del gruppo, si fanno così conoscere dal grande pubblico per quello che sono e saranno sempre: alternativi, indipendenti, spontanei, underground, sempre ai margini.
Nati nel 1969 con il nome di Group X, poi diventato Hawkwind Zoo e infine il definitivo Hawkwind (dal nome di una saga fantascientifica di Michael Moorcock, che diventerà in seguito un loro occasionale collaboratore), erano Dave Brock e Mick Slattery alle chitarre, Nik Turner al flauto e sassofono, Dik Mik (Michael Davies) alle tastiere elettroniche, John Harrison al basso e Terry Ollis alla batteria. Difficile spiegare a parole la loro musica: partendo da radici blues folk e rock psichedelico approdano a quello che loro stessi chiameranno space-rock. Il risultato è una musica che può rientrare a pieno titolo nella galassia progressive, in un mini-sistema solare insieme a Gong, Magma e Sun Ra.
Scopo dichiarato della loro arte è quello di ricreare nell'ascoltatore gli effetti di un trip senza l'assunzione di sostanze allucinogene, ricorrendo solamente alla musica, coadiuvata da quegli elaborati light shows che diverranno parte integrante dei loro spettacoli. Prima di incidere il loro primo 33giri (Marzo 1970), suonano nelle comuni di Notting Hill Gate, nei raduni hippie, praticamente in tutti i free-concerts (dentro e fuori i cancelli...) dell'Inghilterra del 1970. Durante la registrazione di HAWKWIND (1970), Huw Lloyd-Langton prende il posto di Mick Slattery. Il disco si apre con "Hurry on Sundown", uno dei loro brani più famosi. Tra questo brano ed una dilatata versione di "Mirror of Illusion" posta in chiusura, si srotola un intricato e intrigante viluppo di suoni a metà tra psichedelia ed elettronica povera. Se l'impasto sonoro è palesemente influenzato dai Pink Floyd di Interstellar Overdrive e A Saucerful of Secrets, tra le probabili fonti di ispirazione aggiungerei gli esperimenti musicali di Terry Riley e John Cale.
Prima della pubblicazione del loro secondo album, IN SEARCH OF SPACE (1971), gli Hawkwind hanno al loro attivo una storica esibizione al Glastonbury Fayre Festival, in cui compare per la prima volta la danzatrice Miss Stacia, che diventerà parte integrante del loro stage-show. Nel frattempo, Dave Anderson degli Amon Duul II, sostituisce John Harrison al basso, Del Dettmar, già tecnico del suono, affianca e sostituisce saltuariamente Dik Mik alle tastiere e il chitarrista Huw Lloyd-Langton abbandona il gruppo. Suoni elettronici e testi fantascientifici sono ormai il marchio di fabbrica di questa band che in questo disco trovano una maturità e una consapevolezza dei propri mezzi straordinarie. Per alcuni è il capolavoro del gruppo. Da segnalare la lunghissima "You Shouldn't Do That" costruita su un'unica nota, uno dei brani storici dei loro concerti, "Masters Of The Universe" dalle atmosfere dark alla Black Sabbath e le due facciate di un singolo di grande successo - "7 by7" / "Silver Machine" - non incluse nella versione originale dell'album del 1971, ma recuperate in questa edizione su CD. Durante la realizzazione del lavoro, arrivano il cantante e poeta Robert Calvert che canta e compone alcuni brani, il bassista Ian Fraser Kilmister, detto Lemmy, che sostituirà Dave Anderson e Simon King alla batteria al posto di Terry Ollis.

Con questa formazione, l'anno dopo entrano in studio per la realizzazione di DOREMI FASOL LATIDO (1972). L'artista Barney Bubbles, già autore della copertina di IN SEARCH OF SPACE, crea lo stemma metallico che diventerà il logo ufficiale della band. Il suono stesso è divenuto più metallico in questo lavoro (non per niente Lemmy Kilmister qualche anno dopo fonderà i Motorhead), tanto che secondo alcuni diventerà una delle fonti del metal-rock. Da ricordare i brani lunghi "Brainstorm" e "Time We Left This World Today" e la delicata "Down Through The Night". Nella versione rimasterizzata su CD ci sono quattro brani in più, che comprendono anche "Urban Guerrilla", singolo di grande successo in Inghilterra.
Ultimo di questo omaggio ad una band (troppo) poco conosciuta, è il quarto album, il doppio dal vivo SPACE RITUAL (1973). Tratto principalmente da due concerti del Dicembre 1972 a Liverpool e Brixton, è una precisa testimonianza (sonora) dei loro stupefacenti live-show dell'epoca. La versione su doppio CD oltre a tre brani extra, restituisce un suono più pulito rispetto alle prime versioni originali su vinile.


HAWKWIND

   1. Hurry on Sundown – 4:50 – (Brock/Hawkwind)
   2. The Reason Is? – 3:30 – (Brock/Hawkwind)
   3. Be Yourself – 8:09 – (Brock/Hawkwind)
   4. Paranoia (part 1) – 1:04 – (Brock/Hawkwind)
   5. Paranoia (part 2) – 4:11 – (Brock/Hawkwind)
   6. Seeing It As You Really Are – 10:43 – (Brock/Hawkwind)
   7. Mirror of Illusion – 7:08 – (Brock/Hawkwind)

Bonus tracks aggiunte nel 1996:

   1. Bring It On Home – 3:18 – (Willie Dixon)
   2. Hurry on Sundown (Hawkwind Zoo demo) – 5:06 – (Brock/Hawkwind)
   3. Kiss of the Velvet Whip – 5:28 – (Brock/Hawkwind)
   4. Cymbaline – 4:04 – (Roger Waters)

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IN SEARCH OF SPACE

   1. You Shouldn't Do That – 15:42 – (Turner/Brock)
   2. You Know You're Only Dreaming – 6:38 – (Brock)
   3. Master of the Universe – 6:17 – (Turner/Brock)
   4. We Took the Wrong Step Years Ago – 4:50 – (Brock)
   5. Adjust Me – 5:45 – (Hawkwind)
   6. Children of the Sun – 3:21 – (Turner/Anderson)

Tracce aggiunte nel 1996:

   1. Seven By Seven – 5:24 – (Brock)
   2. Silver Machine – 4:40 (Live at the Roundhouse) – (Calvert/Brock)
   3. Born to Go (Live At the Roundhouse) – 5:04 – (Calvert/Brock)

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DOREMI FASOL LATIDO

   1. Brainstorm – 11:33 – (Nik Turner)
   2. Space Is Deep – 5:10 – (Dave Brock)
   3. One Change – 0:49 – (Del Dettmar)
   4. Lord of Light – 6:59 – (Brock)
   5. Down Through the Night – 3:04 – (Brock)
   6. Time We Left This World Today – 8:43 – (Brock)
   7. The Watcher – 4:00 – (Lemmy Kilmister)

Tracce aggiunte nel 1996:

   1. Urban Guerrilla – 3:41 – (Robert Calvert/Brock)
   2. Brainbox Pollution – 5:42 – (Brock)
   3. Lord of Light – 3:59 – (Brock)
   4. Ejection – 3:47 – (Calvert)

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SPACE RITUAL

Disc 1

   1. "Earth Calling" (Robert Calvert) – 1:46
   2. "Born To Go" (Calvert, Dave Brock) – 9:56
   3. "Down Through The Night" (Brock) – 6:16
   4. "The Awakening" (Calvert) – 1:32
   5. "Lord Of Light" (Brock) – 7:21
   6. "Black Corridor" (Michael Moorcock) – 1:51
   7. "Space Is Deep" (Brock) – 8:13
   8. "Electronic No. 1" (Dik Mik Davies, Del Dettmar) – 2:26
   9. "Orgone Accumulator" (Calvert,Brock) – 9:59
   10. "Upside Down" (Brock) – 2:43
   11. "10 Seconds Of Forever" (Calvert) – 2:05
   12. "Brainstorm" (Turner) – 9:20

Disc 2

   1. "7 By 7" (Brock) – 6:13
   2. "Sonic Attack" (Moorcock) – 2:54
   3. "Time We Left This World Today" (Brock) – 5:47
   4. "Master Of The Universe" (Nik Turner, Brock) – 7:37
   5. "'Welcome To The Future" (Calvert) – 2:03

Bonus tracks on 1996 Remasters CD

   1. "You Shouldn't Do That" (Turner, Brock) / "Seeing It As You Really Are" (Brock) – 6:55
   2. "Master Of The Universe" (Turner, Brock) – 7:26
   3. "Born To Go" (Calvert, Brock) – 13:04

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Enjoy.

sabato 9 ottobre 2010

The Beatles






Oggi, 9 Ottobre 2010, John Lennon avrebbe compiuto settanta anni.
Per ricordarlo (a me, a voi, a tutti) non ho trovato di meglio che invitare all'ascolto di "Please Please Me", primo album dei Beatles.
Il 33giri uscì in Inghilterra il 22 Marzo del 1963, preceduto qualche mese prima da due 45giri: Love Me Do/P.S. I Love You, 5 Ottobre 1962 e Please Please Me/Ask Me Why, 11 Gennaio 1963.
In Italia per la prima uscita dei "Fab Four" si dovette aspettare fino a Novembre del 1963. Il 12 di quel mese uscirono due 45giri contemporaneamente: Please Please Me/Ask Me Why e She Loves You/I'll Get You e il 26 dello stesso mese, finalmente, il primo 33giri, chiamato semplicemente "The Beatles". La copertina, però, era diversa dall'originale e curiosamente quasi uguale a quella del secondo album del gruppo, uscito pochi giorni prima in Inghilterra. Forse per dare agli italiani l'idea o l'illusione di comprare un prodotto di straordinaria attualità di un gruppo che cominciava a essere famoso ben oltre i confini dell'Inghilterra (e dell'Europa).
L'album contiene ben 14 canzoni e già questo costituisce un caso particolare: nei vinili dell'epoca c'era posto per dieci-dodici canzoni. Altra particolarità è che, contrariamente alle usanze del tempo, il disco non era una raccolta di brani già pubblicati in singolo, ma conteneva dieci "inediti", oltre alle quattro canzoni già citate, uscite su due singoli.
Le canzoni sono brevi, secondo il costume di quegli anni, nessuna supera i tre minuti di durata, raramente arrivano ai due minuti e mezzo. Otto sono della coppia Lennon/McCartney, più alcuni classici del repertorio di altri cantanti  e complessi in voga all'epoca (Arthur Alexander, Cookies, Shirelles, ecc...). L'ultimo brano è la canzone che faceva letteralmente impazzire le ragazzine ai loro concerti: "Twist And Shout", una sorta di manifesto della generazione dei "60".
Ad ascoltarlo oggi, superando il senso di tenerezza e di nostalgia che da a chi ha vissuto quegli anni formidabili, appare alquanto ingenuo strumentalmente, ma le voci, soprattutto quella di John, hanno già il marchio "THE BEATLES" scritto a caratteri cubitali.

Buon compleanno a John, ovunque egli sia e buon ascolto a voi.



martedì 18 maggio 2010

Punta di diamante


Non ho mai amato particolarmente quello che va sotto la definizione di "glam-rock": Roxy Music, i T-Rex di Marc Bolan, Gary Glitter, i Kiss (mamma mia!) e via disco orrendo. Quando vidi per la prima volta "Diamond Head" in un negozio di Londra, conoscevo già Brian Eno, per alcuni suoi lavori, e questa fu la ragione principale che mi spinse a comprare il disco. Il resto lo fecero la bella copertina e l'elenco dei collaboratori, per questo primo lavoro solista del chitarrista dei Roxy Music.

Philip Targett-Adams, nacque a Londra nel 1951 da padre inglese e madre colombiana, ma passò i primi anni della sua vita in giro per il mondo, soprattutto Sud-America e Cuba. Proprio nell'isola "incontrò" per la prima volta lo strumento ed imparò ad usarlo. Il nome d'arte è un omaggio ad uno dei più famosi musicisti messicani, Armando Manzanero, che influenzò in modo particolare il suo modo di suonare. Dopo alcune esperienze nell'ambiente "canterburiano", entrò a far parte dei "Roxy Music" nel 1972. Alcuni album di grande successo commerciale, poi, senza lasciare il gruppo di Bryan Ferry, riprende i contatti con alcuni dei suoi vecchi amici (Bill MacCormick, Robert Wyatt e altri) e li coinvolge nel progetto insieme ad un altro transfuga dai Roxy Music, il già citato Brian Eno. Quello che sarà identificato in seguito da un numero ("801", dai versi di una canzone di Brian Eno - We are the 801, we are the central shaft - dove la pronuncia inglese di 801 suona "Eight Nought One", le cui iniziali formano E N O) prende, per ora, la forma del primo disco solo di Phil Manzanera. Registrato tra Dicembre 1974 e Gennaio 1975, l'album esce nel corso del '75. Impressionante, come dicevo, l'elenco dei musicisti coinvolti. Oltre a Brian Eno, Paul Thompson, Eddie Jobson e Andy Mackay dei Roxy Music, ci sono Robert Wyatt, Bill MacCormick (Matching Mole e Quiet Sun), John Wetton (Family e King Crimson), Ian MacDonald (King Crimson), per citare solo i più noti: il meglio della scena inglese del momento.

La prima facciata si apre con "Frontera", cantata in spagnolo da Robert Wyatt. Poi è la volta del brano strumentale che da il titolo all'album: la chitarra filtrata da Eno entra in circolo e capiamo la grandezza di Phil. Il tempo di una canzone cantata da Brian Eno ("Big Day") nello stile dei suoi primi album e c'è un altro brano strumentale ("The Flex") con il sax di Andy Mackay che ruba la scena alla chitarra di Phil. La facciata si chiude con "Same Time Next Week" in cui, al ritmo di un inconsueto tempo musicale, la caratteristica voce di John Wetton duetta con quella di Doreen Chanter, già corista di Joe Cocker. Apre la seconda facciata un'altra canzone di Brian Eno ("Miss Shapiro"). Il pezzo seguente è un omaggio alle prime esperienze di Phil in Inghilterra: per la registrazione di questo brano, "East Of Echo", si riformerà il gruppo Quiet Sun (Charles Hayward-batteria, Dave Jarrett-tastiere, Phil Manzanera-chitarra, Bill MacCormick-basso), che inciderà di lì a poco il suo primo e ultimo LP (Mainstream). Nella penultima traccia ("Lagrima") Andy Mackay all'oboe accompagna i suoni di chitarre acustiche trattate e rivoltate da Eno. Il 33giri si chiudeva con "Alma", cantata da Bill MacCormick che termina con un assolo straziante del nostro Phil. La versione su CD del 1999 ha una bonus-track, "Carhumba", in stile Santana.
In definitiva una pietra miliare della musica degli anni '70, e non solo.


Track listing:

All songs by Phil Manzanera, except where noted.

   1. "Frontera" sung in Spanish by Robert Wyatt (Manzanera/MacCormick/Wyatt)
   2. "Diamond Head" (instrumental)
   3. "Big Day" sung by Brian Eno (Manzanera/Eno)
   4. "The Flex" (instrumental)
   5. "Same Time Next Week" sung by John Wetton and Doreen Chanter (Manzanera/Wetton)
   6. "Miss Shapiro" sung by Brian Eno (Manzanera/Eno)
   7. "East of Echo" (instrumental, performed by Manzanera's earlier group Quiet Sun)
   8. "Lagrima" (instrumental)
   9. "Alma" sung by Bill MacCormick (Manzanera/MacCormick)
  10. "Carhumba" (instrumental)

Personnel:

    * Phil Manzanera — electric 6 and 12 string guitars, tiplé, acoustic guitar, synthesized guitar, bass, string synthesizer, organ, piano, vocals
    * Robert Wyatt — vocals, timbales, cabasa, background vocals
    * Brian Eno — vocals, treatments, rhythm guitar, piano, percussion
    * Eddie Jobson — strings, fender piano, electric clavinet, synthesizer
    * Dave Jarrett - keyboards
    * Andy Mackay — soprano and alto saxophone, oboe
    * Ian MacDonald — bagpipes
    * John Wetton — bass, vocals, mellotron
    * Bill MacCormick — bass, vocals
    * Brian Turrington — bass
    * Paul Thompson — drums
    * Danny Heibs - percussion
    * Chyke Madu - percussion
    * Sonny Akpan - congas, percussion, bongos, big gong, maracas
    * Charles Hayward - percussion
    * Doreen Chanter - vocals

Enjoy
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martedì 27 aprile 2010

Una questione di equilibrio



Quarto capitolo della mia personale escursione intorno ai Moody Blues. Con la medesima formazione dei precedenti tre album, il gruppo registra, nei primi mesi del 1970, "A Question Of Balance", che vedrà la luce nell'estate di quell'anno. Da un punto di vista formale si tratta di un disco perfettamente in linea con la loro produzione precedente, anche se i brani sono un po' meno (col)legati tra di loro. Racchiusa tra le due canzoni che insistono sul concetto dell'album ("Question" e "The Balance"), la musica si snoda senza particolari vette compositive, a parte i due brani già citati, ma tutta l'atmosfera (mellotron, flauti, chitarre acustiche, cori e controcanti) è gradevole e mai monotona. Il primo brano, "Question", vera colonna portante del 33giri, è una delle più note (e belle) canzoni di quel periodo storico. E ce n'erano di belle canzoni! Molto differente l'ultima, "The Balance", un recitativo con musica di sottofondo che si "apre" nel finale. Con l'aiuto di un programma di traduzione personalizzato (il R.A.O.U.L.) sono in grado di riportarvi il testo tradotto.

L'equilibrio [ma anche il bilancio (della vita)]

Dopo aver viaggiato,
E i suoi piedi erano doloranti,
Ed era stanco,
Arrivò fino ad un boschetto di aranci
E si riposò.
E si stese al fresco,
E mentre si riposava, prese un'arancia e la assaggiò,
Ed era buona.
E sentì la terra contro la sua schiena,
E domandò, e vide l'albero sopra di lui, e le stelle,
E le venature nelle foglie,
E la luce e l'equilibrio.
Ed egli vide una perfezione magnifica,
Sulla quale pensò a sé stesso in equilibrio [mentale],
E seppe di esserlo.
Apri solamente i tuoi occhi,
E capisci, che il modo è sempre esistito.
Apri solamente la tua mente
E troverai
Che il modo è sempre esistito.
Apri solamente il tuo cuore
Ed è un inizio.
E pensò a chi lo aveva fatto infuriare,
Malgrado lui non fosse un uomo violento,
E pensò a chi aveva ferito
Malgrado lui non fosse un uomo crudele,
E pensò a chi aveva spaventato
Malgrado lui non fosse un uomo cattivo,
E capì.
Capì sé stesso.
Oltre questo vide che quando era stato arrabbiato o aveva conosciuto il dolore o provato paura,
Era accaduto perché non era stato compreso,
Ed imparò, la compassione.
E con questo sguardo compassionevole
Vide che i suoi nemici erano come lui,
Ed imparò l'amore.
E gli fu risposto.
Apri solamente i tuoi occhi,
E capisci, che il modo è sempre esistito.
Apri solamente la tua mente
E troverai
Che il modo è sempre esistito.
Apri solamente il tuo cuore
Ed è un inizio.

Dopo il 1970, i Moody Blues si allontaneranno "progressivamente" (e paradossalmente...) dalla matrice "prog" e diventeranno troppo "romantici", magniloquenti, pomposi e un po' lagnosi. Ci hanno lasciato, però, queste quattro indimenticabili gemme.

Nel 2008 è uscita questa versione CD, rimasterizzata in digitale con 6 brani aggiuntivi.

Un'ultima notazione sulla suggestiva copertina, sempre di Phil Travers. Essa si sviluppava in verticale, invece che da sinistra a destra, rendendo un po' strana l'apertura della stessa per accedere al vinile. Il disegno pare abbia ispirato addirittura la celebre serie televisiva "Lost". O forse è il contrario...


Original Track Listing:

Side One
   1. "Question" (Justin Hayward)                        5:40
   2. "How Is It (We Are Here)" (Mike Pinder)    2:48
   3. "And the Tide Rushes In" (Ray Thomas)    2:57
   4. "Don't You Feel Small" (Graeme Edge)     2:40
   5. "Tortoise and the Hare" (John Lodge)        3:23

Side Two
   6. "It's Up to You" (Hayward)             3:11
   7. "Minstrel's Song" (Lodge)             4:27
   8. "Dawning is the Day" (Hayward)  4:22
   9. "Melancholy Man" (Pinder)            5:49
  10. "The Balance" (Edge, Thomas)   3:33

Bonus tracks on the 2008 remastered edition:
  11. "Mike's Number One (Previously Unreleased)" (Pinder)   3:36
  12. "Question (Alternate Version)" (Hayward)                           6:08
  13. "Minstrel's Song (Original Mix)" (Lodge)                             4:35
  14. "It's Up to You (Original Mix)" (Hayward)                             3:19
  15. "Don't You Feel Small (Original Mix)" (Edge)                     3:02
  16. "Dawning is the Day (Full Original Mix)" (Hayward)           4:36


Enjoy:
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giovedì 11 febbraio 2010

Ai posteri




 

  


Lo stesso anno (1969), ma DOPO la conquista della Luna da parte dell'uomo, i Moody Blues fanno uscire questo "To Our Children's Children's Children", registrato proprio nei giorni della missione denominata "Apollo 11". È il primo album della loro nuova etichetta "Threshold Records" (ma sempre di Decca si tratta...). Come per i precedenti, colpisce subito la copertina, che si estende sui due lati della confezione. In essa si vedono le mani di un anonimo artista (uno solo?) che dipingono quelle che sono considerate i primissimi esempi di arte figurativa nella storia dell'uomo: pitture rupestri. Ma mentre la mano sinistra (una mano curata, che tiene delicatamente un pennello) dipinge scene di caccia e di vita sociale di tribù preistoriche, la destra (grossolana e villosa) impugna rudemente un pezzo di legno con cui ha inciso figure di un'altra epoca: un aeroplano ed un uomo con il fucile! L'interno della copertina, con il gruppo che si ritrova attorno ad un fuoco in una grotta, ma con i loro abiti moderni, i loro strumenti, in un arredamento contemporaneo, prosegue con la suggestione di un passato che potrebbe essere il seguito di un altro futuro, in cui le conquiste umane sarebbero solo delle ri-conquiste, dopo che l'uomo è precipitato in un'altra preistoria e così via per chissà quante volte. Dal punto di vista musicale il disco è il più aderente alla concezione dell'opera "progressive" dei precedenti lavori. Tredici i brani, ma tra prime e seconde parti, temi che ritornano e il solito mixing tra un brano e il seguente, l'ascolto è paragonabile ad una lunga suite. Il gruppo è ai massimi della sua espressività e ricerca sonora e alcuni brani sfiorano il capolavoro: "Gypsy", ad esempio, o anche "Watching and Waiting".
Commercialmente non ripeté il successo del precedente disco, forse anche perché uscito a ridosso di autentici capolavori (nel giro di qualche decina di giorni uscivano "Ummagumma", "In the Court of the Crimson King", "Stand Up", "Led Zeppelin II", "Chicago II" e non si era ancora spenta l'eco di "Abbey Road", tanto per dire), ma come ho già avuto modo di dire, il livello tecnico-artistico dei cinque è al massimo e, per riportare un giudizio colto in rete: "It's dark and moody, and nice to listen to".

Nel 2006 viene ripubblicato come DELUXE Edition, in doppio CD. Sul primo c'è l'album originale ma rimasterizzato come SACD & 5.1 Surround Sound mix (5 + 1 altoparlanti attivi: una goduria!), sul secondo ben 11 brani tra versioni alternative e esibizioni dal vivo alla BBC.

Formazione:

    * Justin Hayward - chitarra, voce
    * John Lodge - basso, voce
    * Michael Pinder - tastiera, voce
    * Ray Thomas - flauto, voce
    * Graeme Edge - batteria

 Original Track Listing:
  Side One

   1. "Higher and Higher" (Graeme Edge) – 4:11
   2. "Eyes of a Child I" (John Lodge) – 3:34
   3. "Floating" (Ray Thomas) – 3:02
   4. "Eyes of a Child II" (Lodge) – 1:20
   5. "I Never Thought I'd Live to be a Hundred" (Justin Hayward) – 1:06
   6. "Beyond" (Edge) – 3:00
   7. "Out and In" (Mike Pinder) – 3:44

  Side Two

   1. "Gypsy (Of a Strange and Distant Time)" (Hayward) – 3:35
   2. "Eternity Road" (Thomas) – 4:17
   3. "Candle of Life" (Lodge) – 4:19
   4. "Sun is Still Shining" (Pinder) – 3:35
   5. "I Never Thought I'd Live to be a Million (Hayward) – 0:34
   6. "Watching and Waiting" (Hayward, Thomas) – 4:17

Extra tracks on the Deluxe Edition are:

   1. "Gypsy" (Alternate Version) (Hayward) - 4:17
   2. "Candle of Life" (Alternate Version) (Lodge) - 4:59
   3. "Sun Is Still Shining" (Extended Version) (Pinder) - 4:07
   4. "Gypsy" (BBC radio concert 17 December 1969) (Hayward) - 3:21
   5. "Sunset" (BBC radio concert 17 December 1969) (Pinder) 3:54
   6. "Never Comes the Day" (BBC radio concert 17 December 1969) (Hayward) - 4:42
   7. "Are You Sitting Comfortably" (BBC radio concert 17 December 1969) (Hayward, Thomas) - 2:54
   8. "The Dream" (BBC radio concert 17 December 1969) (Edge) 0:58
   9. "Have You Heard Pt. 1/The Voyage/Have You Heard Pt. 2" (BBC radio concert 17 December 1969) (Pinder) - 5:50
  10. "Nights in White Satin" (BBC radio concert 17 December 1969) (Hayward) - 3:12
  11. "Legend of a Mind" (BBC radio concert 17 December 1969) (Thomas) - 4:37

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Enjoy

martedì 26 gennaio 2010

Sulla soglia di un sogno



 Con l'album successivo ("On The Threshold of a Dream", 1969), i Moody Blues confermano la formula già sperimentata precedentemente ed esplorano il mondo dei sogni, con uno sguardo alle mode (e ai modi) del tempo. Psichedelia, Freud, Così parlò Zaratustra (che richiamava ovviamente il film del momento: "2001, odissea nello spazio"), i figli dei fiori, tutto questo (e altro) trovava posto in questo lavoro. Un discorso a parte merita la copertina, tra le più affascinanti del periodo, opera di Phil Travers, come le altre del gruppo. L'originale era molto più scura del violetto che appare oggi sull'edizione CD. In quei toni, tra l'indaco e il blu royal dell'inchiostro stilografico, nella penombra delle nostre stanze poco illuminate, nei tardi pomeriggi autunnali, ognuno di noi ci trovava qualcosa di nuovo, mentre si ascoltavano per l'ennesima volta le note di "Never Comes the Day" o "Are You Sitting Confortably". Tornando alla musica, è vero che la pretenziosità e la magniloquenza fanno capolino, ma, pur non considerando questo lavoro all'altezza dei capolavori del progressive, a me piace. Senza dimenticare, in aggiunta, l'eccellenza tecnica della registrazione, su vinile o CD che sia.
Nel 2008 è uscita questa versione, debitamente rimasterizzata in digitale, con l'aggiunta di nove tracce, tra versioni alternative ed esibizioni dal vivo.

Formazione:

    * Justin Hayward - voce, chitarra
    * John Lodge - voce, basso
    * Michael Pinder - tastiera, voce
    * Ray Thomas - flauto, voce
    * Graeme Edge - batteria

Side One:

   1. "In the Beginning" (Graeme Edge) – 2:08
   2. "Lovely to See You" (Justin Hayward) – 2:34
   3. "Dear Diary" (Ray Thomas) – 3:56
   4. "Send Me No Wine" (John Lodge) – 2:21
   5. "To Share Our Love" (Lodge) – 2:53
   6. "So Deep Within You" (Mike Pinder) – 3:10

Side Two:

   1. "Never Comes the Day" (Hayward) – 4:43
   2. "Lazy Day" (Thomas) – 2:43
   3. "Are You Sitting Comfortably?" (Hayward, Thomas) – 3:30
   4. "The Dream" (Edge) – 0:57
   5. "Have You Heard (Part 1)" (Pinder) – 1:28
   6. "The Voyage" (Pinder) – 4:10
   7. "Have You Heard (Part 2)" (Pinder) – 2:26

Bonus tracks:

  14. "In The Beginning (Full Version)" (Edge) - 3:28
  15. "So Deep Within You (Extended Version)" (Pinder) - 3:30
  16. "Dear Diary (Alternate Vocal Mix)" (Thomas) - 4:05
  17. "Have You Heard (Original Take)" (Pinder) - 3:53
  18. "The Voyage (Original Take)" (Pinder) - 4:20
  19. "Lovely To See You (BBC Top Gear Session 18/2/69)" (Hayward) - 2:26
  20. "Send Me No Wine (BBC Top Gear Session 18/2/69)" (Lodge) - 2:40
  21. "So Deep Within You (BBC Tony Brandon Session 2/4/69)" (Pinder) - 3:08
  22. "Are You Sitting Comfortably (BBC Tony Brandon Session 2/4/69)" (Hayward, Thomas) - 3:39

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L'accordo perduto (e ritrovato)



1968. I Beatles mi avevano aperto una porta (nella mente) su un mondo (musicale, ma non solo) che mi aveva affascinato al primo sguardo. Ma non solo. Era nata  una sete, una necessità, quasi una dipendenza che poteva placarsi solo con l'ascolto di musica "nuova" (nel senso di "mai ascoltata prima"), "giovane", per usare un termine in seguito abusato da troppi.
Vidi così la copertina di un album che mi incuriosì, non più di altre dell'epoca, ma avevo già ascoltato questo gruppo: "Night in White Satin" era un pezzo talmente celebre da meritarsi anche una versione italiana ("Ho difeso il mio amore", cantata da Nomadi e Profeti).
Considerati i precursori (almeno in Italia) del progressive, soprattutto per due caratteristiche: l'idea del "concept album" (i brani che componevano lo stesso, avevano un tema, musicale e/o testuale, unico e coerente) e la "sfumatura" delle canzoni una dentro l'altra (oggi si direbbe "mixaggio") tale da suggerire un ascolto unico e integrale dell'LP, i "Moody Blues" erano attivi già dal 1964, anno in cui si formarono a Birmingham come gruppo di Rythm&Blues. Dopo alcuni singoli e un 33giri a metà strada tra il R&B e il beat (in voga all'epoca), "The Magnificent Moodies", il gruppo, con qualche cambiamento di formazione, decide, nel 1966, di cambiare genere e svilupparne uno più originale basato su strumenti "nuovi": flauto, sitar e, soprattutto, mellotron (http://it.wikipedia.org/wiki/Mellotron). Passano così dalla Decca (loro prima casa discografica) alla DERAM, un'etichetta dello stesso Decca Music Group, dedicata però alle nuove sonorità, e incidono "Days of Future Passed". Grande successo per un album (e un singolo, il già citato "Night in White Satin") che risulta oggi un po' indigesto, per via dei pretenziosi arrangiamenti orchestrali, che appesantiscono l'ascolto oltremisura.
Tutta un'altra storia questo "In Search of the Lost Chord", uscito alla fine di Luglio 1968, inciso con tecnologie all'avanguardia (per l'epoca) che restituivano una purezza di suoni difficilmente riscontrabile in altri lavori coetanei. A questo concorreva anche l'eccellente qualità dei vinili della Decca/Deram, tra i migliori in assoluto. I Moody Blues ottengono la piena libertà artistica e, fatto abbastanza notevole, suonano tutti gli strumenti: niente turnisti o suonatori-fantasma.
Snobbato da alcuni critici, che lo considerano ancora troppo pretenzioso, è un album ancora oggi godibilissimo all'ascolto e ricco di brani accattivanti: "Ride my See-Saw", "Voices in the Sky", "Visions of Paradise" e altri. Testi e musica rimandano a suggestioni e riferimenti a culti e filosofie orientali.
Nel 2006 è uscita questa "DELUXE Edition" che comprende, oltre all'album originale rimasterizzato in digitale, un secondo disco con 15 brani tra versioni alternative, inediti ed esibizioni dal vivo.

Tracce:

   1. Departure – 0:48 - (Graeme Edge)
   2. Ride my See-Saw – 3:37 - (John Lodge)
   3. Dr. Livingstone, I Presume – 2:58 - (Ray Thomas)
   4. House of Four Doors – 4:11 - (Lodge)
   5. Legend of a Mind – 6:40 - (Thomas)
   6. House of Four Doors Pt. 2 – 1:43 - (Lodge)
   7. Voices in the Sky – 3:32 - (Justin Hayward)
   8. The Best Way to Travel – 3:12 - (Mike Pinder)
   9. Visions of Paradise – 4:15 - (Hayward/Thomas)
  10. The Actor – 3:09 - (Hayward)
  11. The Word – 0:49 - (Edge)
  12. Om – 6:27 - (Pinder)

Tracce extra:

   1. Departure (Alternate Mix) – 0:55
   2. The Best Way to Travel (Additional Vocal Mix) – 4:03
   3. Legend of a Mind (Alternate Mix) – 6:43
   4. Visions of Paradise (Sitar Mix) – 4:30
   5. What Am I Doing Here? (Alternate Mix) – 3:53
   6. The Word (Mellotron Mix) – 1:01
   7. Om (Full Version) – 6:07
   8. A Simple Game (Justin Hayward Vocal Mix) – 3:26
   9. King and Queen – 3:53
  10. Dr. Livingston, I Presume (BBC Top Gear Session 16/7/68) – 2:57
  11. Voices in the Sky (BBC Top Gear Session 16/7/68) – 3:52
  12. Thinking is the Best Way to Travel (BBC Top Gear Session 16/7/68) – 3:38
  13. Ride My See-Saw (BBC Top Gear Session 16/7/68) – 3:49
  14. Tuesday Afternoon (BBC Afternoon Pop Show 7/10/68) – 3:23
  15. A Simple Game (Single Version) – 3:44

Formazione:

    * Justin Hayward - voce, chitarra
    * John Lodge - voce, basso
    * Michael Pinder - tastiera, voce
    * Ray Thomas - flauto, voce
    * Graeme Edge - batteria

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Disc1
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Disc2 
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Enjoy.